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comunicato stampa
Antonioni sui Giardini Mario De Renzi: "Ultimo atto"

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Forse, per non commettere errori, bisognerebbe prima ragionare sulle parole. Parole che entrano nell’uso comune di soppiatto e che fanno danni. Così, si sono introdotti nell’uso comune i termini “area ex Agip” per definire quello spazio, peraltro parzialissimo, di pertinenza della scuola Corridoni che invece andrebbe chiamato col suo vero nome e cioè “Giardino Mario De Renzi” fatto oggetto di ingiuria ormai storica dalla politica del dopoguerra che ha deturpato, manomesso, artefatto, annichilito culturalmente e storicamente un bene pubblico caro ai fanesi.

La storia l’abbiamo scritta ripetutamente ma di questa storia non si vuole tener conto, cosicché ora ci troviamo di fronte ad un vero e proprio “falso” nemmeno nascosto per pudore ma evidente e presente nelle parole stesse di chi ci vuole convincere che un giardino alla “maniera razionalista”, “ad imitazione del De Renzi” sia la stessa cosa che rimettere lì quello che già c’era e cioè il “vero e autentico” giardino razionalista del De Renzi che con la scuola Corridoni fa un tutt’uno essendo parte di un progetto unico e unitario. R. Montagna e S. Vitaletti a cui si deve un approfondito studio del complesso scolastico “Corridoni” condotto nel 2003/04 e raccolto nel libro “La scuola Corridoni di De Renzi a Fano – architettura e tecnica”, a proposito del rapporto tra l’edificio e la parte esterna adiacente, scrivono: “Questa scelta progettuale (si riferiscono al muro di cinta alto m. 1,75, di colore bianco, con zoccolatura in finta pietra e con la presenza di “una raffinata superficie curva” sui lati) appare nel suo complesso tesa ad evidenziare il legame tra l’area di pertinenza della scuola e le aree esterne destinate al verde pubblico il cui progetto si è sviluppato quale parte integrante dell’intero complesso e che in questo modo non vengono negate, bensì accolte” (R. Montagna – S. Vitaletti: La scuola Corridoni di De Renzi a Fano, pag. 91).

Non comprendo davvero la pervicacia con la quale si vuole negare un atto di riparazione alle molteplici ingiurie perpetrate nei decenni, a cominciare dalla edificazione dell’ ex “Patronato scolastico” anche quello “simil razionalista”. Con i pavimenti a marmittone e la disposizione di aule e corridoi invertita rispetto all’edificio originario del De Renzi in cui le aule, giustamente, guardano il giardino interno e i corridoi l’esterno, verso la strada. E sorto proprio in quella parte della corte interna della scuola destinata, come appare dagli elaborati tecnici, ad ospitare aiuole fiorite per abbellire tutto il contesto. Dello stupro più disastroso e ignobile non vale la pena parlare per come è penetrato nella mente dei fanesi che quello spazio l’hanno via via identificato come “area di servizio” e dunque, appunto, come si diceva “ex Agip” nel momento in cui i distributori di carburante sono stati definitivamente tolti. Che dire poi, com’è evidente dallo stato di fatto, della decisione di circondare l’edificio con stalli per auto che sostano col muso attaccato ai muri della scuola. Oppure, per continuare, dei giardini dell’area opposta che non centrano nulla con la scuola e con il suo valore architettonico, ma la cui ristrutturazione (credo negli anni ’80) ha teso a soddisfare la mera esigenza di far fronte al degrado nel frattempo intervenuto proprio perché, persa la funzione originaria e la visione d’insieme del progetto di De Renzi, della mancata manutenzione quel degrado non poteva non essere la naturale conseguenza. E ancora che dire della fontana progettata ad hoc per quello spazio, portata in un luogo non suo, manomessa anch’essa in dispregio totale della raffinata fattura realizzata da un valente artigiano fanese! Una fontana che non ritornerà lì dove dovrebbe stare essendo divenuta orma una vasca per pesci rossi! A difendere tutto questo non c’è più nessuno, forse qualche raro fanese che, entrato in quel settembre del ’35 come allievo nella nuova scuola, ricorderà i giochi d’acqua della fontana del Giardino di Mario De Renzi.

Ottantacinque anni trascorsi dovrebbero favorire uno sguardo diverso su quel bene pubblico, liberarlo dalle incrostazioni storico politiche che su di esso si sono accumulate e di cui si può ben comprendere la ragione visto che la più importante corrente architettonica del ‘900, di cui la scuola Corridoni e il suo giardino sono alto esempio, si è dovuta purtroppo esprimere in Italia sullo sfondo del periodo più buio e tragico, quello della dittatura fascista e della guerra che ne è stata lo sconvolgente finale. La disattenzione e insensibilità ancora oggi riservata ai “Giardini De Renzi” d’altra parte non è, a sentire gli autori della ricerca succitata, un fatto esclusivamente fanese ma sarebbe parte di un comune destino riservato nei decenni del dopoguerra a molti altri edifici del periodo razionalista nelle Marche. Scrivono infatti: “Le architetture realizzate nelle Marche attorno agli anni ’30 non sono né poche né di qualità trascurabile. Esse sono però state trascurate dalla cultura e dalla attività edilizia che le ha spesso modificate, integrate, sopraelevate, tamponate e quant’altro in un complessivo processo di riassorbimento o fagogitamento delle architetture originarie, tanto più evidente quanto più le architetture originarie manifestavano i segni del movimento moderno e la influenza del razionalismo” (Idem, pag. 11). Giudizio questo che va riservato, proprio per la intrinseca compenetrazione compositiva dell’edificio e del suo giardino, anche all’intervento voluto dall’Amministrazione sull’area “ex Agip” della scuola Corridoni.

Sui social ricorrono ricostruzioni virtuali del “nuovo” che ci attende. Immaginabili gli “OH!!” di meraviglia, le congratulazioni e i ringraziamenti per tanto splendore. Con quello che ci costa, e solo per una parte, ci mancherebbe altro! Sarebbe auspicabile una presentazione pubblica, almeno qualcuno avrebbe agio di rendere conto delle scelte compiute, da quali inestricabili pensieri siano state dettate, da quali misteriose ragioni il “Giardino di De Renzi” non meritasse di essere restituito ai fanesi così com’era stato progettato e realizzato. Poi, quasi di straforo, come ci si vergognasse, appaiono rare immagini virtuali della sistemazione dell’altra parte dell’area dove addirittura sembra apparire la sagoma di un campetto recintato per … attività sportive!! Siamo davvero al colmo, alla “piccola storia ignobile” da raccontare ai posteri e ai nipoti.








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