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Quando i videogiochi fanno sul serio

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Quando si parla di videogiochi è davvero facile continuare a considerare tale mondo come un semplice passatempo per bambini e quindi anche gli adulti che continuano a giocarci verranno visti come dei bambini mai cresciuti. Ma siamo davvero sicuri che si tratti di un semplice passatempo oppure, dietro ad essi, si celi molto di più?

Cerchiamo dunque di andare per gradi senza entrare troppo nel dettaglio perché, altrimenti, non si finirebbe più. Partendo dal principio abbiamo un passaggio dalle prime macchine da gioco casalinghe, come la storica Atari 2600, fino agli enormi cabinati da sala giochi, dove ebbero origine le prime avventure di Donkey Kong ed un altrettanto primordiale Super Mario.

Questi ultimi tipi di prodotti erano perfetti per chiunque non poteva permettersi le prime console o i titoli del momento, ricordiamo sempre che siamo tra gli anni Settanta ed Ottanta, ma non volevano comunque privarsi della gioia di giocare andando al risparmio. Anche se, va detto, che a suon di monetine, i guadagni dei produttori di giochi come Space Invaders e Pac – Man sono saliti alle stelle.

Dopo che le console casalinghe si sono piazzate sotto i televisori delle case, con un superbo passaggio dalle due alle tre dimensioni vedendo l'arrivo di nuovi protagonisti come PlayStation ed Xbox, i videogiochi sono arrivati anche in tasca grazie alle versioni portatili. Un simbolo, uno solo, di questa portabilità è stato il mitico Game Boy della Nintendo!

Poi, nonostante il cambiamento dei tempi e l'arrivo dei computer da gaming, il mondo dei videogiochi è sbarcato anche su mobile approdando sui lidi di smartphone e tablet. Certo, la qualità non era delle migliori, ma è bastato attendere qualche anno per trovare dei giochi da smartphone davvero degni di essere giocati come Call of Duty oppure Brothers in Arms 3: Sons of War.

Ma quindi, in tutto ciò, si è sempre rimasti in casa, in sala giochi o attaccati ad uno schermo? Beh, sì e no perché, grazie ad Internet, i videogiochi sono passati dall'idea da “hobby per sedentari” a nuova disciplina per le scommesse sportive.

Come è potuto accadere tutto questo? La risposta è molto semplice e, stranamente, non è così moderna come potrebbe sembrare al primo sguardo. Infatti, come in molti avranno sicuramente capito, i videogiochi sono “diventati” degli eSports (e cioè degli “sport elettronici” volendo tradurre alla lettera).

Titoli come FIFA, Rocket League, Fortnite, Rainbow Six, StarCraft, Call of Duty e tanti altri ancora hanno dunque sfruttato la potenza della rete per riunire attorno a loro tantissimi giocatori provenienti da ogni parte del mondo.

Grazie ad uno schermo e ad un paio di cuffie i giocatori, anzi gli atleti come ha recentemente confermato il gigantesco Shaquille O'Neal, hanno dunque potuto vincere dei premi e delle sponsorizzazioni non da poco.

Sembrerebbe dunque una “cosa da influencer” oppure “troppo nuova”, ma concludiamo ricordando che tale fenomeno ha avuto origine nei ruggenti anni Ottanta dove le compagnie dell'epoca hanno promosso i primissimi tornei per far conoscere le loro ultime creazioni. E la strada non è che all'inizio!





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