Venturelli: "Il secondo tradimento al giardino della scuola più bella di Fano e d’Italia"

13' di lettura Fano 19/03/2021 - Sembra evidente da tempo che il sindaco, quello stesso sindaco che ha il merito storico indimenticabile di aver fatto demolire il distributore di benzina Agip, “vicino alla scuola più bella di Fano e d’Italia”, iniziandone il risanamento del sottosuolo inquinato, non vuol mettere in pristino com’era, l’area “ove sorge”il più rappresentativo ed artistico giardino esterno della scuola intitolata a Filippo Corridoni.

Un luogo progettato e realizzato da figure artistiche importanti, considerato tra i più belli, scelto come cartolina saluti da Fano da quando ebbe la sua luce a metà anni trenta. Purtroppo nel 1956 lo stesso giardino con fontana circolare fu eliminato dagli amministratori per affittare l’area ad Agip e finendo poi, con usare il relativo importo di quell’affitto- la prima rata di 29 anni ricevuta anticipatamente- per costruire un’opera, ancora esistente e poco dopo l’inaugurazione, chiusa; ovvero, i bagni caldi sotterranei davanti all’attuale ingresso della sala del consiglio comunale. Docce inutili perché i fanesi si lavavano in casa come oggi. Due danni in uno, mentre un terzo presumibile all’integrità archeologica del sottosuolo romano- vitruviano, lo si può solo intuire, quando si scavò piazza Marconi per quella gran follia. Ma la distruzione del giardino con fontana sarebbe stato l’inizio di ben 10 danni arrecati a rate alla Corridoni. Per saperli, si può cliccare “Complesso Corridoni, la scuola dai 10 danni”. Vivere Fano, anno 2017.

E scrivo “ove sorge”- e non sorgeva- provocatoriamente come se il giardino fosse ancora lì. Infatti, lo stesso pur se manca, esiste in archivio nella virtualità del suo disegno tecnico preciso e perfetto. Ed è sempre vero quel che cita anche il sindaco Seri che “per guarire noi dobbiamo ricordare”. E rifarlo non è un falso ma una replica dell’originale progetto dell’autore. Ed esiste come certi diritti che resistono ancor più contro chi vuol negarli persino ai suoi 60.000 proprietari fanesi. E da un documento d’epoca, ovvero l’elenco degli allegati all’intero progetto della scuola del 1935 rivolto al Municipio di Fano e firmato Mario De Renzi, ecco dal brano che illustra “ l’utilitas” dell’edificio e che nella sua parte conclusiva, precisa ”I bambini di Fano avranno così una scuola salubre e che arrida alla loro fanciullezza con la sua gaia sobrietà, mentre gli insegnanti vi troveranno preziosi collaboratori al loro difficile compito di educazione: aria, luce, sole, igiene e comodità.” Brano a mostrare come quel verde progettato razionalista con la sua fontana fossero nella stessa sostanza ideativa del progetto. Mentre il sindaco vorrebbe fare un un’area verde, ma diversa da quella originale in quanto la fontana razionalista vuol lasciarla al Porto ove trovasi decontestualizzata, non filologicamente restaurata come richiede ogni opera d’arte importante. E forse non vuol riportarla per motivo di un contratto di sponsorizzazione per la sistemazione della stessa fontana del del 14/3/2012 tra due private cittadine sensibili alla bellezza e la passata amministrazione Aguzzi. Contratto che per una spesa di 20.000 euro a carico delle due signore, permise la sistemazione dell’opera, dal comune mal tenuta. E contratto che scadrà tra un anno. E se non è piacevole per gli elettori di centro sinistra la convalida di quello che ha fatto il centro destra, assai più sorprende che un contratto non possa essere ridiscusso da parte del sindaco che si è recato da ben due ministri per il ritorno della statua greca, quando è meglio tentare di riportare la fontana fanese dove è facile e giusto.

Se le cose son così è necessario invitare i concittadini lettori e chi amministra, ad una riflessione sul giardino della Corridoni per un riscontro con un altro luogo importantissimo della nostra storia fanese, tra loro in qualche modo collegati come si leggerà.

Perché sarebbe stata un’incantevole operazione culturale se le colonne spezzate, gli archi, la trabeazione e quant’altro che costituivano l’attico dell’Arco di Augusto, fossero stati ricollocati al loro posto dai fanesi dopo l’assedio ed il bombardamento del signore di Urbino contro Sigismondo Pandolfo Malatesta “di Federico il più mortal nimico”, nell’anno di disgrazia per Fano 1463. Personaggio politico astuto e spregiudicato a ordire trame politiche, intelligente capitano di ventura che mescolava soldi, potere e arte, parecchio in cultura, che da vincitore si scusò per i danni notevoli alla porta romana adducendo che l’intenzione era di far passare i proiettili ben sopra l’arco, non rovinarlo ma solo colpire i tetti, quando il tiro parabolico era stato tenuto troppo basso dai suoi artiglieri. Dunque una delle infinite scuse che fa capire la maschera quasi sempre in faccia di chi comanda. Così i resti dell’attico vennero ammucchiati a terra, vi rimasero per trent’anni e proprio nessuno pensò, per conseguente ricostruzione di ricollocarli sopra l’arco. L’avessero fatto, potremmo vedere ancora il monumento integro e l’operazione sarebbe stata il primo importante atto filologico nella storia della tutela artistica italiana. Ho scelto questa vicenda per esemplificare il vantaggio di tale tipo di ripristino che avrebbe rivalorizzato il monumento, compiacendo ogni fanese ancor oggi, se per scelta di cultura lo stesso fosse stato ricostituito con le sue pietre, unitamente alle parti alte dei torrioni. E potremmo immaginare persino gli alti battiti di orgoglio del cuore dell’attuale primo cittadino anche assessore alla cultura, se quell’attico che ci manca, non fosse più che un ricordo nell’aria. Invece miseramente andarono le cose, perché la Congregazione di San Michele nel 1493 chiese ed ottenne dalle autorità cittadine - anche allora indifferenti al patrimonio artistico - sia di abbattere completamente il torrione di destra della porta civica per far posto alla loro nuova chiesa, che di ricevere quelle luminose parti dell’attico ammucchiate da trenta anni che - orribile da immaginare- vennero quasi tutte segate a lastra, riquadrate ed usate per rivestire la facciata della chiesa. Ed il primo simbolo di Roma fanese fu danneggiato e questa volta irreparabilmente dai fanesi, dalle autorità cittadine del tempo ancor più che da Federico. Quelle autorità che permisero questo e non ripristinarono l’attico, attraverso i secoli ancora trasmettono la loro impronta al futuro. Esempio portatore di male che ha generato la coazione a ripetere; per quei barbari fanesi, le parti romane erano soltanto pietre che non contenevano nella loro fattura e stile, il pensiero, il nucleo costruttivo di chi le aveva ideate e neppure la fatica sapiente, sudata, di chi le aveva prodotte con le mani. Una maledizione culturale, una norma silenziosa, resta ancor oggi il potere di quegli amministratori che la città ha dovuto sopportare, una disgrazia, un diavolo antico che ancora ci insegue visto che non sappiamo togliercelo del tutto dal pensiero e dagli atti.

Infatti gli amministratori, per disgrazia ricevuta si son quasi sempre ritenuti in potere di far come vogliono con i beni artistici. E poiché danno chiama danni, oltre alla perdita dell’attico e del torrione, con tale facciata di San Michele fu consentito che gli ignoranti del tempo arrivassero a coprire sino a metà della porta minore di destra al monumento romano, offendendone la simmetria . Così, dopo secoli, nel 1937 la facciata di San Michele fu arretrata con un delicato intervento, smontando muro e pietre una ad una, numerandole e rimontando tutto con la precisione utile a ricondurre una migliore situazione visiva nell’ingresso in città. Un lavoro da mettere in soggezione chiunque. Quando il principale protagonista di tale intervento guidato dall’ing. capo del comune del tempo, fu Getulio Roberti, muratore precisissimo, esperto formatore di calchi in negativo e artigiano cementista, al quale Mario De Renzi in quello stesso periodo affidò la realizzazione della fontana circolare per impreziosire il giardino alla Corridoni. Un intreccio impensabile di vicende artistiche, con l’autore dell’arretramento e di quella stessa fontana che il sindaco assessore alla cultura - quasi un secondo tradimento- non fa tornare dove nacque, sorvolando sia sul rispetto del pensiero costruttivo presente in essa, che sugli uomini che la produssero. In tal modo trascurando la cultura cittadina, perché come l’attico romano che non era soltanto pietre, ma pensiero dentro a quel manufatto, anche il giardino con fontana non è solo erba, fiori, vialetti, cordoli, ghiaino tondo di fiume, panchine, acqua, mosaico, graniglia e quant’altro, ma è architettura razionalista da rispettare mediante la sua messa in pristino.

E tornando alla chiesa di San Michele, la stessa Congregazione, realizzò nel 1512 un’operazione rimarchevole messa in figura su quella facciata, ovvero il bassorilievo con l’arco integro; un efficacissimo insegnamento visivo per evidente contrasto con i danni intervenuti all’arco, e che deve la sua capacità di penetrazione mentale perché, rappresentata proprio nel luogo dello scempio, consente alle due immagini di riferimento di potenziarsi a vicenda. Un rimpianto su pietra, guardando l’Arco com’era, mentre girando lo sguardo al suo rudere, tutti comprendiamo senza una parola il risultato dell’implacabile distruttività umana che non potrà più essere cancellato ma solo consegnato dolente al futuro. E bassorilievo che contiene un monito che avvisa, condanna, responsabilizza ed insorge a favore delle memorie comuni da conservare. Per soppesare tutto il valore culturale dell’opera - e non è un modo di dire- occorre sapere che Enea Silvio Piccolomini, Pio II, il papa di Pienza, dal 1462 proibì la spoliazione dei ruderi dell’Urbe e che Leone X, Giovanni de’ Medici, umanista, nel 1515 commissionò a Raffaello la prima mappatura con tutte le opere architettoniche di Roma antica, rilevate e disegnate dal vero- quattro anni di lavoro- affinché nessuno potesse farne scempio. I papi istituirono anche i meccanismi legali del vincolo, della notifica col relativo penale, mentre a Fano si poteva far leva psicologicamente sul convincimento mentale. Per una maggiore estensione su questo argomento si può cliccare “Quel “moderno” bassorilievo presso l’arco d’Augusto”, Vivere Fano , anno 2016.

E questa “mostra” fanese, sembra piacere tanto anche al sindaco che ne è onorevolmente entusiasta, ma si direbbe che lo stesso primo cittadino non abbia ancora realizzato che il concetto di tutela, la suggestione emotiva che il binomio arco integro ed arco scempiato suggerisce, vale per ogni altro monumento fanese ancora possibile da tutelare e più e più vale per l’area del giardino della scuola Corridoni, per la sua fontana che ivi chiede di tornare, similmente a come le parti bombardate nel 1463 dell’attico e dei torrioni, si sarebbero potute ricollocare al loro posto. Memori di tutto questo, che val tradire per la seconda volta quel giardino; umiliare Mario De Renzi, Getulio Roberti, Filippo Corridoni, l’architettura razionalista e in definitiva il patrimonio artistico dei fanesi? Non basta e avanza quanto accaduto nel 1956? Non serve l’esempio dell’opposizione che fece in quel tempo l’ex sindaco socialista verace Silvio Battistelli, contro lo smantellamento del giardino con fontana? Per quale ragione è stata intestata la sala consiliare al suo onore da questa amministrazione di centro sinistra, se non ricorda, il sindaco Seri quanto indica ancora nei verbali del tempo chi ha amato e difeso quel giardino, quella scuola? Non sa il sindaco Seri, delle celebrazioni in tutta la Germania, per il centenario della nascita a Weimar nel 1919 del Bauhaus e del Razionalismo, e durate per tutto il 2019? Razionalismo architettonico di cui la nostra Corridoni è parte e che pertanto viene rivalutata dall’estero e disattesa a Fano. Ed il progetto del Nuovo Bauhaus europeo, lanciato e finanziato lo scorso autunno da Ursula von der Leyen? anche qui, con quanto promuove la presidente della Commissione europea, la scuola Corridoni indirettamente c’entra e c’entra di più col suo giardino con fontana messi in pristino. Per allargare questo aspetto, si può cliccare “Ursula von der Leyen e la scuola razionalista Filippo Corridoni di Fano” Vivere Fano, anno 2020

Ma la scuola non si rivaluterà facendosi aiutare da degli esperti di qualsiasi tipo per farsi dire cosa si dovrà fare. Meglio di Mario De Renzi non può esistere nessuno per fare di nuovo il giardino di Mario De Renzi. Dovrebbe capirlo chi volesse offrire anche gratis, e “pressare” per un suo nuovo progetto, per una propria parafrasi architettonica del primo giardino. Ce la metterebbero, la loro firma sconosciuta tanti giovani progettisti, accanto ad un grande architetto, per il positivo riverbero culturale che ne riceverebbero, ma De Renzi e la cultura richiedono il loro; non altrimenti. Dobbiamo rivolgerci ai Burgermaister tedeschi, a quello della gemellata Rastatt, che desse una mano lui, per la fontana ed il suo giardino razionalisti?

Inoltre, veramente uno scadimento democratico, rabbonire la cittadinanza da parte dell’amministrazione, tramite la stampa,(vedi Il Resto del Carlino, 4 nov. 2020- si è sbloccata l’ex Agip) dove si afferma “ il nostro obbiettivo è di far in modo che sia riconsegnato alla città un luogo di prestigio … Abbiamo una visione ben precisa da condividere però con tutta la maggioranza” . E quale luogo di prestigio sarà, non lo chiarisce l’amministrazione quando afferma che “ il luogo è un punto centrale di Fano… Un punto da caratterizzare della nostra città … Non voglio dare troppe anticipazioni … Stiamo lavorando in queste settimane su questo tema attraverso anche un consorzio dell’università di Ferrara, uno spin-off, quindi ci stiamo facendo aiutare da degli esperti che ci stanno dando delle idee innovative su cosa fare. Saranno più d’una e poi dopo sceglieremo con la cittadinanza … posso dire solo che non faremo un parcheggio”.(cfr. Radio Fano , parliamo di … del 14 gennaio 2021). Dunque, farsi aiutare a trovare un punto da caratterizzare un giardino già caratterizzato razionalista? addirittura farsi aiutare a non rifare il progetto derenziano ? Una vera panzana! Più pericolosa e scaltra del parcheggio multipiano della Lega ma di esso non meno lesiva. E’ vero! siamo sempre maledettamente fanesi nei confronti del nostro patrimonio artistico, e nonostante non siamo più nel 1956, ma il sindaco non sa più ricordare Silvio Battistelli. E scrivo per la pesante mancanza all’appuntamento con la tutela di giardino e fontana, facile, possibile, a risparmio, da parte dell’amministrazione. Di fronte al paragone tra l’attico perduto e il giardino ancora possibile da rifare, non occorre essere esperti in conservazione dei beni artistici per tirare le somme guidati dal ricordo dell’arco com’era e com’è; ma qui casca l’asino, e c’è il problema, ma che non verrà risolto da coloro che per indifferenza, opportunismo ed altro, non apprendono neppure dal frutto amaro dall’esperienza.

* ”alla scuola più bella di Fano e d’Italia”, ricordato nel titolo, è tratto dal verbale comunale della profonda contestazione che l’ex sindaco socialista di Fano, Silvio Battistelli espresse dall’opposizione, contro la decisione del sindaco democristiano del tempo che eliminò nel 1956 il giardino oggetto di questo articolo, facendo alla città plurimi danni ancora non riparati.


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Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-03-2021 alle 15:15 sul giornale del 20 marzo 2021 - 2177 letture

In questo articolo si parla di attualità, paolo venturelli, comunicato stampa

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