Ricordando Beethoven a 250 anni dalla nascita: un'iniziativa del Circolo Bianchini

Vedeva in Napoleone colui che aveva distrutto un sogno, che aveva trasformato in uno strumento di potere personale l’utopia illuminista di un’Europa unita dalla cultura, dalla libertà e dalla comprensione. Come Goethe o Mozart, era in contatto con la Società Massonica viennese, che allora cercava una rivoluzione culturale, pacifica e silenziosa… Rossini in visita d’onore a Vienna nel 1818 rimase scandalizzato dalla povertà e dall’isolamento a cui Beethoven era condannato dalla Restaurazione, protestò apertamente e non ebbe paura di inimicarsi Metternich.
Era un grande lettore, leggeva moltissimo di Filosofia, conosceva benissimo la Baghavad Gita, il poema capolavoro della letteratura indiana, progettava una sinfonia su la vita e l’opera di Gautama Buddha. Era uno straordinario musicista che non riusciva a scindere l’arte dall’aspirazione a una società più giusta, intelligente, pacifica. E non era così totalmente sordo, come si crede, la sua era una sordità intermittente dovuta a un’infiammazione secondaria del nervo acustico. Dopo uno studio di tre anni, la frequentazione assidua degli archivi di Bonn, Berlino e Vienna, la lettura attenta delle oltre 16.000 pagine dei quaderni di conversazione di Beethoven, Alessandro Zignani è arrivato a queste e altre conclusioni, alcune delle quali sono inedite e sorprendenti.
Il suo libro, pubblicato appena un mese fa, di cui quella di Fano a cura del Circolo Bianchini è la prima presentazione nazionale, restituisce la figura di un grande intellettuale, appassionato, aperto e coraggioso, un genio musicale di quello straordinario periodo che è stato il Romanticismo nei primi decenni dell’Ottocento.
L’ingresso è libero

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-02-2020 alle 10:17 sul giornale del 20 febbraio 2020 - 260 letture
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