comunicato stampa
Povia al Carnevale, Giacomoni (PD): "Personaggio scialbo e discutibile, Fano merita di più"

Il problema non sono le scarpe, sebbene rozze, mediocri e dotate di un pallido spessore culturale e valoriale. Il problema sono i piedi, incapaci di guidare verso una programmazione culturale carnevalesca seria, di buon livello, che sia degna della candidatura di Fano a Capitale italiana della Cultura.
Il problema non sono le idee discutibili, sovraniste o meno, omofobe o meno, razziste o meno, di questo fantomatico ‘artista’, di lieve spessore e neppure tanto popolare. Il problema è che con i 130.000 euro che il Comune di Fano ha messo in bilancio per il Carnevale qualcosa di più forse la città l’avrebbe meritata.
Il tema tutto politico, squisitamente politico, della difesa della natura e delle questioni ambientali, scelto come fil rouge del Carnevale 2020, avrebbe meritato figure in linea con questi aspetti, qualcuno in grado di indicare con autorevolezza e anche con leggerezza, dato il clima carnascialesco, la strada verso la tutela e la sensibilizzazione ambientale.
E invece si ingaggia, per una cifra irrisoria, degna di una sagra paesana, un personaggio scialbo, debole culturalmente, il quale ha espresso più volte idee sotto tanti aspetti discutibili. E tutto ciò in quello che dovrebbe essere uno dei più importanti e antichi Carnevali d’Italia, in una città come Fano che si candida per il 2021 a Capitale italiana della Cultura.
E non si venga a dire, come ha dichiarato la Presidente della Carnevalesca, Maria Flora Giammarioli, che il Carnevale con la politica ‘’non c’entra nulla’’, mostrando con queste parole di non intendere le radici culturali, storiche e antropologiche più vere e profonde del Carnevale e tradendone così l’antica vocazione.
Il Carnevale c’entra con la politica, ma non certamente, come si vorrebbe far credere, con la politica delle parti, delle faziosità, delle divisioni fra guelfi e ghibellini, fra destra e sinistra. E pensare che, secondo lo studioso del ‘600 Vincenzo Nolfi, la nascita del Carnevale di Fano sarebbe avvenuta proprio in occasione della riconciliazione politica tra la famiglia guelfa dei Del Cassero e quella ghibellina dei Da Carignano, menzionate da Dante nella Commedia.
Ebbene sì, il Carnevale c’entra con la politica, ma con quella più alta, quella dei grandi valori, dei grandi temi d’attualità, che da sempre anche a Fano si cerca di veicolare e affrontare. E questo per tre semplicissime ragioni. Il Carnevale c’entra con la politica perché è un antico e grande rito collettivo che si propone da sempre, sin dalle sue espressioni più antiche (le feste dionisiache in Grecia e i Saturnalia nel mondo romano), di rinnovare la polis dalle brutture e dagli eccessi che si sono accumulati nell’anno appena trascorso, eliminando simbolicamente ciò che di riprovevole l’ha caratterizzata (il fuoco rituale del martedì grasso ne dà alle fiamme l’emblema, il Pupo), generare, attraverso il simbolico lancio dei dolciumi, fertilità, gioia e benessere per tutti i cittadini, infondere la libertà di essere ciò che si vuole, attraverso maschere e travestimenti.
Il Carnevale c’entra con la politica perché ha da sempre preso di mira i potenti e gli intellettuali di turno, attraverso una satira talora feroce, affinché il potere possa riequilibrarsi nei suoi eccessi e la società, rinnovandosi, divenire più equa e più giusta. Il Carnevale c’entra con la politica nella misura in cui la città di Fano dà 130.000 euro all’Ente Carnevalesca e sarebbe lieta di vedere all’interno delle proprie mura cittadine personalità di rilievo, di buona popolarità, capaci di essere di esempio per la collettività e di dare una visibilità positiva, e non negativa, alla città stessa.

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