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"Ciao Stag, gigante buono": schianto in moto, l'ultimo saluto a Luca Prima

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Le bacchette da batterista. La bottiglia di birra. La foto a cui sua madre Caterina - a un certo punto - ha parlato da vicinissimo. Come fossero naso contro naso. C'era tutto questo – oltre agli immancabili fiori – appoggiato sulla bara di Luca Prima, il 37enne di Mondavio scomparso mercoledì in un tragico incidente in moto. I funerali sono stati celebrati sabato pomeriggio, intorno alle 15 15, nella chiesa dei Santissimi Pietro e Paterniano, incapace di contenere tutte le persone accorse per omaggiare il giovane batterista. E il loro amore per lui, in parte già manifestato attraverso i social.

Lo chiamavano “Stag”, i suoi amici più cari. Gli stessi che dal leggio di fianco all'altare l’hanno salutato ricordando aneddoti, momenti, battute, nottate goliardiche. Hanno preso la parola sul finire di una cerimonia inevitabilmente molto sentita. I ragazzi si son fatti forza a vicenda. Si son stretti le spalle gli uni con gli altri, come fratelli. Si son tenuti la mano durante le rispettive letture, come fossero anelli di una catena fortissima. Uno alla volta hanno emozionato i tantissimi partecipanti - sia quelli dentro sia quelli rimasti fuori dalla chiesa - ricordando storie personali vissute insieme all'amico scomparso. Tutto questo di fronte alla mamma Caterina, al papà Annibale, al fratello Alessandro e alla moglie Cristina.

L'amicizia nata vent'anni fa, poi saldata da un affetto indissolubile. I tanti - tantissimi - aneddoti dalla sala prove, dove Luca manifestava con naturalezza la sua potente passione per la musica. Per la batteria, soprattutto, che era solito suonare anche nei locali e nei festival. Quello strumento che tanto amava, e che insegnava a suonare anche ai bambini. Pare fosse prodigioso, Stag, con quelle bacchette in mano. Bacchette come quelle posate sulla sua bara, vicino alla birra e alla foto che la mamma, verso metà cerimonia, ha voluto raggiungere per rivolgergli parole che soltanto lei e lo stesso Luca potranno mai conoscere.

Poi i racconti delle notti trascorse "a cercare alieni dopo aver visto due puntate di X-Files", i film goduti insieme sullo stesso divano, il ricordo delle battute di Stag. Il gigante buono con uscite da spaccone, ma dal cuore di burro. Una commovente carrellata di momenti condivisi, tramutati in parole al termine della cerimonia. Le stesse parole che hanno saturato di affetto l'aria di per sé già irrespirabile della chiesa. Infine l'invito di uno dei "fratelli" di Luca. Ha chiesto a tutti di dedicargli un applauso scrosciante. Ne è uscito un assordante battere di mani che soltanto Stag, con quelle sue bacchette, avrebbe saputo eguagliare.