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intervista
BOOKS AND THE CITY - L'Italia di ieri e di oggi sulle tracce di Piero Gobetti

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Torna l'appuntamento con la rubrica "Books and the city", in collaborazione con Aras Edizioni. Ogni volta la presentazione di un nuovo libro. La formula scelta è quella dell'intervista all'autore. L'obiettivo: continuare a fare cultura e promuovere la lettura.

IL LIBRO
Il volume nasce dagli importanti contributi - Pietro Polito, Andrea Panero Geymet, Paolo Bagnoli, Davide Dalmas, Anna Strumia, Laura Ronchi De Michelis - raccolti in occasione del convegno sul tema Piero Gobetti e la Riforma in Italia, organizzato e promosso dal Centro Studi Piero Gobetti di Torino inserendolo nel vasto programma predisposto per i 90 anni dalla morte di Gobetti. Il volume vanta la prefazione di Valdo Spini.

LA CURATRICE
Marta Vicari ha conseguito la laurea magistrale in Lettere moderne presso l’Università Statale di Milano con una tesi sul catalogo letterario di Piero Gobetti editore. Attualmente collabora con il Centro studi Piero Gobetti dove si occupa dei rapporti tra Gobetti e i letterati, della casa editrice e della rivista «Il Baretti».

Leggo in copertina la frase scelta per questo volume - tratto distintivo della collana: “Che cosa si deve intendere quando si dice che l’Italia non ha avuto la sua Riforma e che, nell’assenza della Protesta, stanno le ragioni della sua immaturità ideale o politica?” Qual è la posizione gobettiana rispetto al tema e cos’ha ancora oggi da dire alla nostra attualità?
La posizione di Gobetti è riassunta esattamente in quella frase: egli era fortemente convinto che la maturità politica, strettamente connessa e inscindibile dal tema della responsabilizzazione degli individui, avesse avuto un impulso positivo grazie alla Riforma protestante. Non aver avuto questa Riforma, con i valori di cui essa si era fatta portatrice, aveva accentuato la debolezza del popolo italiano. Credo che la figura di Gobetti sia oggi più che mai da riscoprire non solo per l’intelligenza dei suoi scritti (basti pensare alla valida definizione del fascismo come “autobiografia della nazione”) ma soprattutto per il modello di intellettuale intransigente che egli incarnò, e per i valori di serietà ed impegno che caratterizzarono la sua vita.

Il convegno - non si è ancora detto - è dedicato ad Antonio Cabella che fu vicepresidente del Centro Studi Piero Gobetti e fine pensatore e conoscitore del protestantesimo, dell’europeismo e dell’eredità di Gobetti. Il libro dedica un’intera sezione a delle testimonianze che lo restituiscono sia umanamente che professionalmente anche, probabilmente, in maniera inedita… puoi anticipare qualche dettaglio per i nostri lettori?
Le testimonianze raccolte sulla figura di Cabella da amici e parenti raccontano di un uomo il cui impegno per lo studio e per la diffusione degli ideali gobettiani andava ben oltre “il lavoro”, permeando tutta la sua vita. Accanto a coloro che ne riconobbero i meriti come studioso, emerge il ritratto di un Cabella sorridente, sempre aperto al dialogo e all’accoglienza degli amici, capace di mediare, dotato di una intelligenza “viva ed elastica”. La nipote, Cristina Cabella, riassume il maggior insegnamento di suo zio Alberto con queste parole molto belle: “la libertà come opportunità e come responsabilità”.

Questo titolo segna il tuo esordio editoriale a tutti gli effetti, ecco, vorrei con una domanda da “dietro le quinte”, con un bilancio dell’esperienza editoriale e qualche consiglio per chi, giovane studioso come te, si affaccia o aspira all’affascinante mondo della ricerca.
Lavorare alla curatela di questo libro è stata un’esperienza molto importante perché mi ha permesso di entrare in contatto con studiosi competenti, approfondendo così alcuni aspetti del pensiero di Piero Gobetti e allargando le mie conoscenze anche ad ambiti, come quelli non strettamente letterari, di cui mi occupo meno. Temo che ogni parola o consiglio per coloro che si affacciano oggi sul mondo della ricerca possa sembrare retorico. Personalmente, credo sia fondamentale non abbattersi, nonostante tutte le difficoltà che questa scelta comporta, e tenere acceso sempre dentro di noi quel fuoco e quella curiosità intellettuale che sono indispensabili per portare avanti le ricerche con impegno e serietà.