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E se Iron Man fosse fanese? Intervista a Eugenio Sebastiani, il super-atleta italiano più forte tra gli over 65 [FOTO]

Ha vissuto per diverso tempo a Lecce, ma è un fanese doc. E ora la Città della Fortuna può celebrare un altro grande campione. A dirla tutta, erano una cinquantina gli “uomini di ferro” in gara nella categoria 65-69, e lui è arrivato 33esimo. Ma nessun altro italiano ha saputo fare di meglio. E – soprattutto – pare proprio che nessun altro marchigiano – sempre nella sua categoria - avesse mai neppure sfiorato l’ambitissima finale che si svolge ogni anno a Kona. Nientemeno che alle Hawaii.
Il trionfo è arrivato lo scorso 13 ottobre, e non si è trattato di certo di una passeggiata. Non sono in tanti – soprattutto a quell’età – a potersi permettere di affrontare a testa alta una sfida così ardua. Soltanto di nuoto, Sebastiani ha dovuto percorrere ben 3,9 chilometri. E l’oceano, si sa, non è il nostro bello e placido Adriatico. Lì le onde sono forti, e non lasciano tregua. E non è tutto: al nuoto si aggiungono infatti i 180 chilometri da percorrere in bici – con un dislivello di 1700 metri – e i 42 di corsa. Il tutto sotto il sole cocente, su strade che si trovano “in mezzo alla lava”. Roba che nemmeno i supereroi, insomma.
Sebastiani come ha fatto ad arrivare così in là?
Innanzitutto faccio sport da tutta la vita. Ho partecipato a una 40ina di maratone, ma anche a diverse gare ciclistiche locali ottenendo dei piazzamenti discreti. Per arrivare a tanto si fanno molti sacrifici. Per allenarmi mi alzo anche alle 5 del mattino, quando fa più caldo. La preparazione è molto impegnativa. Ti ci devi mettere dopo le 6 di sera, quando esci dall’ufficio, e ti tiene occupato tutto l’anno. Non puoi improvvisare queste cose in cinque o sei mesi. Il fisico dev’essere rodato da anni e anni di allenamento, e dev’essere abituato allo sforzo.
Che il segreto sia l’alimentazione?
Quella è importante, ma io non ci sto molto attento. Durante l’anno bisognerebbe regolarsi, ma purtroppo non ci riesco. Mi piace tutto ciò che contiene carboidrati. Mangio regolarmente pasta e legumi. E poca carne. Poi alla sera devi andare a letto presto. Non puoi permetterti di strafare. Quando esco il sabato, alle 10 mi si chiudono gli occhi.
Non ci starà troppo attento, ma alla finale del mondiale di Iron Man non ci si arriva per caso.
Per partecipare devi aver ottenuto un risultato di prestigio. Lì ci vanno soltanto i migliori di tutto il mondo. Ci sono tante gare sparse in tutto il pianeta, ed è lì che ti conquisti lo “slot” per la finale. Io la mia qualifica l’ho ottenuta il 24 giugno a Nizza. Alle Hawaii, in tutto gli italiani in gara erano 31, di cui 3 nella mia categoria. Di questi ho ottenuto il piazzamento migliore. È stata dura, sotto il sole, il vento, e con una temperatura che ha toccato anche i 30 gradi.
Quanto ci ha impiegato a completare la gara?
14 ore e 17 minuti. Ma avevo l’influenza.
Era la prima volta che partecipava?
No, ho preso parte a quattro Iron Man. Ho cominciato a 60 anni, la prima volta trascinato dagli amici. “Prova, prova!”, mi dicevano. Così mi sono fatto questo regalo.
Ce la racconti questa gara.
Prima di tutto va detto che io nel nuoto soffro un po’. L’oceano è diverso, rispetto al mare. Le sue onde lunghe mi hanno un po’ trattenuto. La bici e la corsa, invece, le mastico meglio, così ho recuperato diverse posizioni.
Quali emozioni si è portato a casa?
Lì l’adesione del pubblico è notevole. Tutti si portano mogli, mariti, fidanzati. C’è un sacco di gente, durante l’ultimo chilometro, e tutti tifano e incitano. Tu sei lì che arrivi, sotto il sole e con il caldo, e alla fine ti commuovi di fronte al traguardo illuminato. È emozionante, e con l’età certe emozioni le vivi di più rispetto a quando sei giovane.

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