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“Siamo eccitanti e ginnici”: intervista al Duo Bucolico, live il 25 maggio al Bastione Sangallo di Fano [FOTO]

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Duo Bucolico
Cantautori illogici. Ma anche monaci laici, poeti mistici e – perché no – carri allegorici. Si definiscono così Antonio Ramberti e Daniele Maggioli. Loro che, unendo una chitarra, una tastiera e quanto basta di follia, hanno dato vita al Duo Bucolico. Sono in giro dal 2005. Sei gli album all’attivo, innumerevoli i club e le piazze in cui si sono esibiti. Prossima tappa il Bastione Sangallo di Fano. Appuntamento venerdì 25 maggio alle 21 30, per un concerto a metà tra la farsa musicale e l’improvvisazione teatrale. Un finto non-sense che ha in realtà molto da dire.

Cinici, dadaisti, burloni e burleschi. Ramberti e Maggioli verranno dalla Romagna a bordo del loro furgone pieno di strumenti musicali, ma anche di peluche, gadget e costumi stravaganti. Tutta roba loro. Il resto lo rubano direttamente al pubblico, durante il live. Guai a stare in prima fila, potrebbero sparire occhiali in un amen. L’interazione con gli spettatori è uno dei leitmotiv del Duo Bucolico, pronto a far ballare il Bastione con il suo repertorio fatto di marziane intraprendenti, animali invadenti e bambini imperanti. Nella speranza di non incontrare il “Montalbano da Fano”, personaggio che i due cantautori illogici si sono inventati per una delle loro canzoni.

Diamo un senso al vostro nome. Su "duo" non ci sono dubbi, ma perché "bucolico"?
Abbiamo ricordi vaghi di come sia nato il nome. Ricordiamo una quercia, un casale in campagna, un pomeriggio assolato, pane caldo, vino rosso. Tutto è cominciato in un contesto così.

Difficile inquadrarvi in un genere. Provateci voi.
Noi siamo giornalisti musicali, intellettuali danzanti.

Tre aggettivi per definire i vostri live.
Noiosi, eccitanti, ginnici.

Quando vi esibite è sempre bene non restare tra le prime file. Pena: il furto di occhiali, pendagli o altri effetti personali. Vi siete mai dimenticati di restituire qualcosa?
Antonio ruba gli occhiali, Daniele s’impietosisce e li restituisce di nascosto, senza farsi vedere. Per ripristinare uno scambio fruttuoso con il pubblico.

Durante i concerti chiedete spesso "applausi di finto entusiasmo". Non vi sembra un po’ magra come consolazione?
Se ci pensi anche applaudire ai concerti è solo una convenzione. Se un extraterrestre ci vedesse applaudire tutti insieme penserebbe che siamo degli idioti. Quindi diciamo che è un modo per smontare una convenzione molto radicata. Non ci interessano gli applausi in sé, vogliamo soltanto che la gente esca dalla propria comfort zone.

Sbaglio o i vostri tour sono diventati sempre più lunghi e, soprattutto, estesi a un po’ tutto il territorio nazionale?
Suoniamo in tutta Italia da tanti anni, ormai, ma soltanto da un paio la gente si è accorta di questa cosa. Non abbiamo capito perché. Forse abbiamo fatto festival più grossi, girato in club più importanti, e quindi più persone si sono accorte di noi. Ma noi suoniamo come pazzi da sempre. Anche perché, non essendo ricchi di famiglia, non possiamo permetterci di stare fermi.

Non vorrete negare, però, che il vostro successo sia in crescita.
Noi tendiamo a dare più peso agli insuccessi che ai successi. La cosa che ci fa piacere è che ci seguono tantissimi ragazzi di diciott’anni, che dicono: "Voi siete la vera musica, non Calcutta!". Ecco, noi siamo l'underground dell'underground. Il nostro algoritmo di crescita, comunque, è strano come noi. Non abbiamo mai avuto un'esplosione, non faremo mail "il botto". Cresciamo sempre, poco poco, lentamente, ma inesorabilmente. Stiamo diventando immortali, insomma.

Come stanno i poveri peluche che sbattete continuamente sulla tastiera o che lanciate sulla folla?
Sono pieni di batteri, lerci e felici.

Dagli animali finti a quelli veri. Andando a ritroso nel vostro repertorio, tra "I cani" e "Animaletti domestici" si nota una certa insofferenza verso gli amici a due, tre o quattro zampe.
La bega degli animali, nelle nostre canzoni, è inspiegabile. Ogni volta che facciamo un disco ci diciamo: "Basta con gli animali!". Eppure ogni volta viene fuori un nuovo pezzo che parla di loro. Forse dovremmo raccogliere tutte queste canzoni in un "bestiario bucolico". Chissà.

Sui social - e non solo - fate spesso riferimento a Sanremo, come se vi stesse un po’ sul gozzo il fatto di non avervi mai partecipato. L’ironia è chiara, ma credete di potercela fare per l'eventuale Baglioni-bis?
Boh. In realtà non rosichiamo per questa cosa, anche perché non abbiamo mai fatto nulla per andare a Sanremo. È una cosa simbolica. Anche se a volte pensiamo che il Duo Bucolico all'Ariston, con l'orchestra, sarebbe davvero una bomba.

Una traccia dell'ultimo album s'intitola “Odio cosmico". Ecco, voi li avete gli "hater"?
Non ne abbiamo, stranamente. In passato qualcuno ci ha scritto che ci saremmo dovuti suicidare per quanto facciamo schifo. Qualcun altro ci ha scritto insulti nei commenti di YouTube. Ma no, non abbiamo tanti odiatori. In genere chi non ci ama ci snobba – crediamo - e fa pure bene.

I leoni da tastiera, si sa, parlano di tutto, spesso senza sapere. E uno dei temi più ricorrenti è senz'altro la politica. In "Amo i politici" anche voi fate dell'evidente sarcasmo nei confronti della classe dirigente.
In realtà è il contrario, "Amo i politici" è una canzone che fa sarcasmo sugli indignati da tastiera, più che sulla casta. È contro quelli che si sono fatti una cultura politica a suon di "Informare per resistere", di “meme” e di copia-incolla. Noi siamo per il pensiero complesso, sempre, che è la cosa più bistrattata di questi ultimi anni.

In “Latrino taleggio di pianza” nominate un certo “Montalbano investigatore di Fano”, anche se poi specificate che si tratta soltanto di omonimia con il famoso commissario di Andrea Camilleri. Pensate d’incontrarlo venerdì sera al Bastione?
Speriamo non arrivi. In genere compare quando ci sono nubifragi, trombe d'aria, maremoti o altro.

A quando il prossimo album?
Abbiamo scritto tanto materiale che ci soddisfa. Speriamo di riuscire a pubblicare il nuovo disco entro la fine del 2018, ma è difficile dire esattamente quando uscirà.





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