Lavoro in ripresa e capacità di creare ricchezza: Fano, piccola stella delle Marche. I dati dell’osservatorio di Repubblica.it

3' di lettura Fano 18/04/2018 - Tanto turismo, pochi giovani. Fano, una città con tante luci e qualche ombra, che costruisce la sua fortuna sull’accoglienza di chi viene da oltre le sue mura, ma che forse non fa abbastanza per esprimere tutto il suo potenziale. E per trattenere i ragazzi, con le loro idee fresche che sono linfa per l’innovazione. È questo, in estrema sintesi, il profilo di Fano tracciato da “Osserva Italia”, uno studio sui consumi e sugli stili di vita degli italiani promosso da “Affari&Finanza” - la sezione economica di Repubblica.it – in collaborazione con Conad e Nielsen. I cui numeri parlano di una città in ripresa. “Brava”, ma che forse non si applica abbastanza.

La crisi ha morso pure Fano, ma si inizia già a intravedere una luce in fondo al tunnel. A dirlo sono i numeri: con i suoi 1,6 miliardi di valore aggiunto (+2,5 per cento tra il 2016 e il 2017), la Città della Fortuna rappresenta il terzo comune marchigiano per capacità di creare ricchezza. Ma a colpire è il dato dell’occupazione, con un’impennata vicina al 10 per cento. Questo non significa che tutto sia risolto - d’altronde una società di capitale su tre non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi - ma l’osservatorio di Repubblica fa sapere che il reddito medio è di quasi 21mila euro, e che la ricchezza pro-capite è di poco sopra la media nazionale. Come dire che a Fano non si navighi nell’oro, ma quello che c’è è ben distribuito. O così dicono i dati.

Il mare, la tranquillità, un territorio da vivere a misura d’uomo. Tutti elementi che rendono Fano un luogo ospitale. Neanche a dirlo: a trainare il lento riscatto dei fanesi è di certo il turismo, anche se secondo “Osserva Italia” si può fare di più. Quasi l’8 per cento dei lavoratori sono occupati nella cosiddetta “industria dell’accoglienza”. I numeri del 2016 dicono che Fano è andata meglio di Pesaro, ma molto peggio di Senigallia. L’85 per cento dei turisti erano italiani.

E L’industria? Se la cantieristica navale – tra fallimenti e produzioni più elitarie - non è più quella di una volta, vanno certamente meglio i settori della metallurgia, dei mezzi di trasporto e quello dei mobili. Il manifatturiero non è ancora un elemento trainante, ma secondo gli esperti è proprio qui che bisogna scommettere: sarà – dicono – uno dei settori più significativi del prossimo futuro. Guardando all’oggi, però, c’è ancora un dato che preoccupa gli analisti di “Osserva Italia”: la forte dipendenza dalle grandi imprese. A Fano sono quindici, e quasi un quarto degli occupati lavorano per loro. Troppi. È il probabile segno che le piccole e medie realtà non riescano a incidere davvero sul mercato fanese, del lavoro e non.

Di certo non bastano le statistiche a descrivere la qualità della vita di una città, tantomeno se gli indicatori sono prettamente economici. L’osservatori, però, descrive Fano come un posto in cui, a conti fatti, si sta bene. Nel suo piccolo il welfare funziona, e non mancano di certo i motivi di vanto. Come l’arte, anche se Repubblica parla espressamente di un “patrimonio ancora da valorizzare”. Pochi gli immigrati, appena il 7,3 per cento, perlopiù provenienti da Albania e Romania. In tutto siamo quasi 61mila, il 3,3 per cento in meno rispetto al 2011, ma il problema è l’invecchiamento della popolazione. Il rapporto anziani/bambini è di 182 a 100, e questo significa sostanzialmente due cose: una forte necessità di investire nell’assistenza e, in parallelo, lo scarso numero di giovani presenti in città. Oggi e nell’immediato futuro. Se qualcosa non cambia.








Questo è un articolo pubblicato il 18-04-2018 alle 20:30 sul giornale del 19 aprile 2018 - 1859 letture

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