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La Bohème di Muscato fa tappa a Fano per la Rete Lirica delle Marche

3' di lettura Fano 12/12/2017 - Bohème del regista Leo Muscato chiude il terzo anno di attività della Rete lirica delle Marche, un progetto che vede coinvolti i teatri di Ascoli, Fano e Fermo (e da questa stagione il Teatro Marrucino di Chieti) in collaborazione con il Macerata Opera Festival e Rossini Opera Festival. Collaborazione illuminata che ha permesso alle varie realtà di far circuitare titoli importanti, realizzati da artisti di grande fama: è il caso della Bohème di Leo Muscato, pensata e presentata per la prima volta nel 2012 in occasione del Macerata Opera Festival (riproposta poi nel 2015), insignita del Premio Abbiati nel 2013.

Muscato aveva pensato ad un allestimento che valorizzasse e funzionasse al meglio nel contesto della grande arena dello Sferisterio, quella a cui assistiamo a Fano è una rivisitazione per un teatro al chiuso, con spazi ridotti e suggestioni diverse.

Questa Bohème, oramai nota anche come "Bohème sessantottina", nasce dall'idea di Muscato di mantenere lo stesso salto temporale compiuto da Puccini al momento della scrittura dell'opera, ovvero ambientare le vicende quarant'anni prima della messa in scena, nella Francia del 1830, un periodo storico cruciale e carico di tensioni ma pensato per gli spettatori del tempo che ricordavano da vicino quell'epoca appena trascorsa. Allo stesso modo Muscato traspone le vicende di Mimì e Rodolfo in una Parigi sessantottina, il periodo delle rivolte studentesche, a cavallo degli anni '60 e '70, caratterizzata dallo stesso fervore culturale e rivoluzionario.
Altro intento evidente è quello -dichiarato- di rivolgersi ad un pubblico giovane, capace di rivedersi nelle storie dei bohèmien rappresentati sul palco e di potersi calare meglio nelle vicende che raccontano uno spaccato della generazione precedente la loro.
L'opera prevede quattro quadri. Nel primo conosciamo i protagonisti, vivono in un appartamento/soffitta e sono in una condizione economica disagiata, seppur molto fervida dal punto di vista culturale. Li vediamo arrabattarsi per racimolare denaro e si scaldano con coperte e falò improvvisati. Fa il suo ingresso Mimì, già malata, conosce Rodolfo ed un imprevisto galeotto accende l'amore, "Che gelida manina"...

Il secondo quadro è molto connotato dal punto di vista scenografico: siamo in una discoteca anni '70, colorata e kitsch, stampe zebrate e costumi sgargianti contribuiscono ad accentuare il clima spregiudicato e di promiscuità in cui emerge la figura di Musetta, come sirena ammaliatrice in lungo abito argentato.

Nel terzo quadro il clima cambia e si entra nel vivo della contestazione che ha tutta l'aria di uno sciopero di lavoratori davanti al grande cancello della "Fonderie D' Enfer", il discorso politico si fa più evidente, si protesta contro le condizioni del lavoro in fabbrica, le stesse condizioni responsabili della malattia di Mimì.

Nell'ultimo atto il ritmo rallenta e le vicende proseguono in un crescendo di drammaticità che vede il suo culmine quando Mimì, oramai aggravatasi, viene trasportata sul palco su di un letto d'ospedale, circondata da personale sanitario in divisa; una trasposizione moderna che angoscia proprio per la sua congruenza col presente.

A Muscato va il merito di aver rivisitato l'opera senza intaccarne la drammaturgia, la storia viene contestualizzata in un'epoca diversa ma senza nulla togliere alla vicenda raccontata da Puccini.

Agli attori va il merito di aver coniugato efficacemente canto e recitazione, molto applaudita Benedetta Torre (Mimì), Deniz Leone (Rodolfo), Marcello Rosiello (Marcello), Filippo Fontana (Schaunard), Roberto Lorenzi (Colline), molto apprezzata Barbara Bargnesi (Musetta), Alessio De Vecchis (Benoît), Davide Filipponi (Alcindoro), Davide Ciarrocchi(Parpignol), Carlo Bonelli (Sergente dei doganieri), Niccolò Pelusi (doganiere) e Francesco Amodio (venditore).

L'Orchestra Filarmonica Marchigiana è diretta dal Maestro Matteo Beltrami già noto al pubblico del Teatro della Fortuna per aver diretto nelle scorse stagioni Il barbiere di Siviglia e Nabucco.

Il maestro Giovanni Farina è alla guida del Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, mentre il maestro Mario Giorgi dirige Cori di voci bianche ‘La Corolla’ e ‘Piccole Voci’ ISC Don Giussani.
Le scene sono di Federica Parolini, Silvia Aymonino e Alessandro Verazzi firmano rispettivamente costumi e luci.








Questo è un comunicato stampa pubblicato il 12-12-2017 alle 12:09 sul giornale del 13 dicembre 2017 - 423 letture

In questo articolo si parla di Elena Sagrati

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