comunicato stampa
Mondolfo: "Vedere e Credere", il viaggio misterioso di Filippo Sorcinelli

Un evento fortemente voluto dall’Amministrazione comunale, assessorato alla Cultura che dell’arte di Filippo ha colto l’originalità e l’unicità. Ma il “sarto dei papi” è ben di più: artista, designer, musicista, Sorcinelli condensa la sua personalità nel nero, inteso come essenza e generatore di materia. Questo diventa di fatto il suo stile riconoscibile in tutto il mondo proprio perché non costruito ma inteso come stile di vita, intriso di tutte le sue passioni e le sue scelte minimali.
Dopo la licenza di Maestro d’Arte e la maturità d’Arte Applicata conseguita a Fano, inizia a collaborare con atelier d’arte contemporanea. Una passione che lo ha portato nel tempo a dare vita ad esposizioni pittoriche ed installazioni in Italia e all’estero. Parallelamente agli studi d’arte ha intrapreso quelli musicali frequentando il Conservatorio Rossini di Pesaro, perfezionandosi poi al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. E’stato organista titolare presso le cattedrali di Fano, Rimini e San Benedetto del Tronto, e direttore artistico di varie rassegne musicali.
Nel 2001 ha fondato l’Atelier LAVS che si occupa dello studio, della progettazione e della realizzazione di vesti sacre, di suppellettili ed accessori per la sacra liturgia, divenuto in pochi anni la punta di diamante dell’eccellenza in Italia e all’estero, tenendo costanti rapporti con gran parte delle diocesi e lavorando in stretta collaborazione con l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Celebri e numerose sono le opere realizzate per papa Benedetto XVI e oggi per Papa Francesco”. I suoi tormenti, le esitazioni e l’essere nato artista lo conducono ad un cambiamento radicale. Come lui stesso ama raccontare, “Tempo fa qualcuno, per gioco – ha raccontato Filippo Sorcinelli durante un’intervista - aveva individuato per me un avvenimento ‘spartiacque’ a 38 anni.
Questo numero mi ha accompagnato sempre. Caso o verità, quest’ultimo periodo della mia vita è stato segnato da eventi che hanno innescato in me un forte processo di cambiamento. Oggi mi sento un uomo nuovo, consapevole di avere ricevuto tante sollecitazioni che sono state motivo di rinascita. Credo che la libertà sia il sentimento più nobile che si possa guadagnare. Per questo mi sento di ringraziare pubblicamente quelli che hanno sollecitato il mio tormento interiore, poiché inconsapevolmente mi hanno provocato a cambiare, sicuramente in meglio.
Essere artisti non è un mestiere. Si nasce artisti. Ed esserlo, prenderne coscienza, significa essere un po’ come una spugna che assorbe tutto ciò che ti sta attorno”. “Vedere a Credere” racchiude tutta la storia di Filippo Sorcinelli e a raccontarlo è la sua insegnate di Storia dell’Arte, Francesca Vecchione Mascarin. “Il nero, la penombra, la nebbia di una vita di uomo e di artista, attraversata con coraggio e ostinazione, con dolore e orgoglio, sorretto da un talento naturale coltivato e nutrito di studio, di ricerca, di conoscenza, di sapienza anche, che lo ha portato ad allargare il campo delle sue sperimentazioni al senso principe delle emozioni: l’olfatto.
Dando vita ai grandi progetti olfattivi UNUM e SAUF, grazie alle oscure ossessioni ed alle tormentate nevrosi mai disgiunte da limpide, pure, luminose intuizioni e ricerche formali che si stemperano tra aromi e afrori, tra sacro e profano nel sogno del profumo dei profumi, degni dei Re Magi di Gentile da Fabriano e dei tre filosofi di Giorgione.
S’incontrano poi le fotografie, tutte in bianco ma soprattutto in nero, il colore dell’essenza e dell’eleganza universale, in cui Filippo fa riemergere la sua profonda cultura di base: foreste che ricordano le slanciate architetture medievali, alberi scheletrici e solitari, tutti in movimento, allusioni ad un dinamico travaglio interiore, in un richiamo a quella “iconografia della sofferenza” che tanto aveva affascinato l’artista in gioventù, fattosi lui stesso opera d’arte, grazie ai tatuaggi che solcano il suo corpo: linee rette che alludono alla coerenza del suo percorso biografico ed artistico.
E a seguire le installazioni di ispirazione informale e materica, di grande forza espressiva, frutto tanto di emozioni esplosive quanto di disciplina intellettuale. Dal ghiaccio nero della plastica accartocciata, bruciata, contorta e macerata emerge in modo crudamente violento la forma devastata di una sorta di Ötzi contemporaneo, solcato da tatuaggi, cinquantanove fasci di linee tracciate quattrocento anni fa, bluastre come quelle che solcano il corpo dell’artista.
Ma se l’Ötzi del neolitico è una finestra sul passato, la figura umana qui riconoscibile nell’accartocciarsi della plastica nera bruciata è una finestra sul presente nelle combustioni plastiche di Filippo. Lo stesso drappeggio della materia compie la sua incessante metamorfosi dando vita a dialogo apparentemente lontano tra la figura sontuosamente vestita, e quella materializzata da quarantacinque metri di seta nera che piange, perché, come Filippo sostiene, la più grande emozione è saper piangere e riuscire a farlo è un’arte”.
Questo è il viaggio compiuto da Filippo Sorcinelli che l’Amministrazione comunale ha voluto finalmente “raccogliere” e far approdare a Mondolfo dal 28 luglio al 5 agosto: una mostra antologica nell’affascinante Complesso Monumentale di Sant’Agostino come omaggio al ragazzo diventato uomo e artista e al tempo stesso al suo paese natio.

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