Vicino ad una scuola più bella, di Fano e d’Italia

9' di lettura Fano 28/06/2017 - La notizia che il Comune farà consolidare contro possibili cadute le iscrizioni a rilievo della facciata d’ ingresso della scuola dedicata all’eroe sindacalista Filippo Corridoni è tra quelle buone.

Da aggiungere all’ effettuato restauro dello stesso ingresso ed alla demolizione dell’invasivo distributore Agip, intendendo con ciò che l’edificio e la cittadinanza restano ancor più in attesa della ricostruzione dell’originario giardino con fontana, pertinenza della scuola già prima delle pompe della benzina; giardino che è intenzione ripristinare da parte del sindaco e della sua giunta pur se i lavori non sembrano proseguire. Per questo occorre ringraziare Massimo Seri che ha fermato la serie degli accanimenti distruttivi od inidonei contro il complesso, nell’evidenza che questo monumento legato alla storia internazionale dell’architettura moderna offre ai fanesi ed ai visitatori una efficace forma di educazione e di saper vivere. Ma le offese arrecate sin dal dopoguerra al complesso arrivano al numero di dieci! quasi a far diventare la funzionale e bella scuola, costruita assieme ai suoi tre giardini, una assurda Miss Italia dei danni. Dalle parole sulla facciata si espande l’eco di Filippo Corridoni, quella vita breve, il suo sacrificio personale per gli operai e per i braccianti agricoli, per il processo unitario d’Italia. Così come si vede il danno, non dal tempo arrecato alle lettere A XIII E F “anno tredicesimo era fascista”, poste nella sommità. Un danno visivo lieve, fatto contro quella propaganda, contro un altro vanto sbruffone fra i tanti del regime e messe al posto di “anno 1935 era cristiana”.

Perché quelle lettere furono martellate via assieme al rostro del fascio sovrapposto allo stemma cittadino ivi presente. Una operazione - poiché nell’archivio delle delibere comunali nulla risulta in merito – presumibilmente compiuta presenti molte persone che spontaneamente come dovunque in Italia esprimevano la reazione emotiva per la sospirata libertà! e pur se lettere e rostro sono solo cancellati malamente come si poteva e sono ridotti ad un’ombra scura, ne risulta un documento che contiene sia l’informazione dei modi della propaganda incantatrice, sia ad un tempo l’informazione della dannazione di tale memoria attuata col ruvido atto popolare. E qui la verità si mostra diretta, balzando fuori meglio assai che da qualsiasi libro di storia il contrasto tra gli opposti. Pertanto le stesse lettere, proprio come si trovano, costituiscono un documento tutto fanese del travaglio politico di quei giorni. Una fortuna per l’educazione civica, un monito ai giovani a non esprimere mai e poi mai, nelle proprie azioni, le idee imposte da un altro uomo. Un altro frammento storico, culturale ed artistico capace a distanza di tempo di pungere il pensiero per la condotta delle azioni future. E’ auspicabile che lo spazio lasciato da quelle lettere, resti tale; non deve nemmeno essere ripulita l’area di muro e l’impronta dove le lettere a rilievo erano, servendo ad indicare da che tipo di paese e di storia siamo usciti, ora che a far paura sono le nuove dittature finanziarie ed economiche internazionali.

Ma sia l’ intestazione della scuola, sia il riferimento all’era fascista dell’edificio presenti nelle scritte, contribuirono non poco a diffondere le errate opinioni in merito che si ascoltano ancor oggi in città. La prima è che Filippo Corridoni era un fascista, o almeno associato nella memoria collettiva a qualcosa del genere in quanto da socialista contro le guerre coloniali era diventato interventista volontario, perdendo la vita nel 1915 contro l’Austria; quindi prima della nascita del Fascismo. La seconda è che il complesso scolastico a lui dedicato, in quanto costruito nel ventennio, sia architettura fascista, mentre è razionalista. il Razionalismo fu un’architettura egualitaria che da Weimar, a partire dal 1919 si era diffusa ovunque. Semplicemente accadde che da furbo comunicatore, Mussolini urbanista oltre ad imporre la sciagura dei Fori imperiali, e diversamente da Hitler, non allontanò il Razionalismo, anzi ci mise sopra, almeno all’inizio, occhi e cappello per il linguaggio nuovo che esprimeva affidando le opere pubbliche ai nostri architetti per ragioni di immagine ed imponendo successivamente lo stile littorio. Ed il somigliante fece il Duce con il ricordo della figura di Filippo Corridoni, fascistizzandolo con una macabra furbata dopo più di 10 anni dalla morte, facendo passare quell’eroe intemerato per suo amico, per due contatti di lotta politica avuti quando Mussolini ancora era socialista. E speculando il duce, sulla bella figura di propaganda che l’accostamento avrebbe prodotto, profanandolo con l’appropriazione indebita della sua memoria, investendolo con la interessata messa in scena ovunque dell’intestazione di scuole, caserme, strade, monumenti e piazze, con solenni celebrazioni e medaglia d’oro al valore. Rinominando Pausula, paese nativo di Filippo, in Corridonia.

Addirittura mettendo il nome dell’eroe ad un regio sommergibile! Dunque, se gli accostamenti Corridoni - Fascismo e Razionalismo - Fascismo, sono tuttora etichette sulla scuola, anche gli amministratori dal dopoguerra in poi dovettero esserne rimasti condizionati nell’atto di decidere le trasformazioni del complesso, visto che quelle scelte produssero nell’arco di decenni un elenco di danni ad una grande opera d’arte, di interventi inappropriati ed arbitrari. E se il complesso è stato maltrattato come mai si era visto altrove, facendone mattanza artistica con danni ben più gravi di quelli contro A XIII E F , riesce difficile capacitarsi sui motivi di tanto accanimento. E per cercarli, occorre farsi le domande giuste per avvicinarsi ad una possibile verità: fu una coazione a ripetere contagiosa che colpì troppi amministratori o forse fu lo zelo eccessivo di mostrare ogni volta un antifascismo di maniera, bigotto ed ignorante proprio contro quel tipo d’arte erroneamente considerata fascista? Insomma, vien da concludere; il complesso artistico lo si doveva maltrattare per copia conforme, solo perché era architettura del regime! e sin qui, è solo un sospetto ma se tre sospetti fanno una prova, i maltrattamenti, sono stati una diecina! Illumina ricordare che due alte personalità antifasciste - questa volta autentiche - che avevano fatto Resistenza a loro rischio, Silvio Battistelli ed Enzo Capalozza protestarono contro la distruzione del giardino derenziano con fontana. Il primo, da consigliere di opposizione, nella discussione della delibera n.° 55 in consiglio comunale del 4/4/1956, quando venne approvata la sciagura dell’affitto all’Agip , disse“Chi conosce le scuole d’Italia e l’architetto che l’ha costruita, questa “Corridoni,”saprà senz’altro che è una delle migliori, anche per il modo com’è disposta e ubicata” “Che la scuola non venga falsata da una costruzione che non ha niente a che fare con la linea architettonica della scuola stessa”, “La zona più bella di Fano, vicino alla scuola più bella di Fano e d’Italia”. Considerazioni da critico d’arte! Di contro, quel sindaco democristiano del tempo, maestro in servizio nella stessa scuola, ribadiva dal suo profondo pensiero “Il fabbricato è moderno ed intonato al fabbricato scolastico”.

In maggioranza c’erano i democristiani coi loro alleati. A favore votarono in 22, contro 4, tra comunisti e socialisti. Ma era presente, invisibile agli occhi di tutti, una cattiva consigliera di nome Ignoranza. Invece, Enzo Capalozza avvocato, deputato, senatore, costituzionalista, ex sindaco, consigliere comunale ed anche collezionista esperto d’arte, in tempi e luoghi diversi ripeteva di stare ben attenti alla scadenza del contratto con l’Agip per non rinnovarlo, per ricostituire l’originario giardino. Da ridire anche sul prezzo dell’affitto pagato dall’Agip (11 milioni di lire in tutto per i primi 29 anni) quando possiamo immaginare i guadagni della multinazionale. Altre spiegazioni non ce ne furono se non quella addotta dalla maggioranza che quei soldi servivano per fare i bagni pubblici - chi sa perche sotterranei - che pur costruiti anni dopo da altra amministrazione sotto piazza Marconi, non ebbero utenti, restando solo un buco nel sottosuolo vitruviano. E come spiegare inoltre, che a Fano nel 2015, il centenario della morte di Filippo non è stato ricordato mentre altrove le celebrazioni ci sono state? quando nel dedicato museo- casa natale a Corridonia ormai emerge la vera dimensione dell’eroe? un luogo pubblico che raccoglie più di un centinaio tra testimonianze scritte e libri di storici, giornalisti e politici con l’omaggio di tante scolaresche. E come spiegare ancor più che nonostante la lunga storia di persecuzione artistica all’edificio, oggi a Fano ci sono persone della politica, di maggioranza e di opposizione, che indipendentemente dall’Art.9 dello Statuto Comunale - quello sulla tutela del patrimonio cittadino - esprimono altro dalla ricostruzione del giardino derenziano? esiste dunque il rischio che la linea del danno alla scuola possa continuare. Intanto, è un’area vuota in attesa, quella attuale recintata di bianco, che il sistema mediatico ed altre persone malinformate addirittura chiamano “area ex Agip”, e non ex giardino derenziano. Se ad Urbino la testa rubata, tagliata via dalla tela di un’opera di Federico Barocci e recentemente ritrovata verrà collocata come ovvio nel buco quadrato prodotto dal furto, una cosa appare certa a chiunque: Fano avrà dimostrato di non saper tutelare il proprio patrimonio artistico se non verrà rimesso nel posto suo, in quel triangolo di terra, il giardino con fontana di Mario De Renzi, ricostruendolo come da progetto dell’autore per rivalorizzare il complesso. Trascurare quell’emozione alta che ancora oggi offre il sacrificio di Filippo alla decaduta politica del nostro paese, risulta un atto vergognoso solo da proporre. Cancellare una parte dell’opera di Mario De Renzi diverrà anche peggior cosa quando si immagina che la coltivazione dei consensi da parte di certa politica potrebbe favorire il rifiuto del ripristino dell’area trasformandola in un irrilevante non-luogo asfaltato; un parcheggio, se dovesse accadere che il bel luogo storico non ricomparisse mai più. “La cosa più bella sulla nera terra per me, io dico è ciò che si ama”. Scritto 2500 anni fa. Ma cosa, veramente ama oggi la politica fanese?

Post scriptum

Una delibera di giunta, quella sopra menzionata, la n.° 55 del 4/4/1956, veramente ricca di informazioni, da immaginare come utile per tutti ancor prima di quando si arriverà al voto sul destino dell’area derenziana a più di sessant’anni dalla sua distruzione. Gioverà inoltre conoscere la interrogazione n.° 57 del 16/4/1955 che aprì la strada a quella stessa delibera sopra citata. Entrambi i documenti si possono ottenere in fotocopia recandosi all’archivio comunale che trovasi all’interno dell’ufficio protocollo e portando i numeri delle delibere con le date.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 28-06-2017 alle 09:58 sul giornale del 29 giugno 2017 - 2494 letture

In questo articolo si parla di attualità, paolo venturelli

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