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comunicato stampa
Ex zuccherificio: 'Il più grande architetto è la Natura'
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Nel tempo degli scheletri all’ex zuccherificio: per qualcuno “Ci vorrebbe un grande urbanista” , ma il più grande urbanista è la Natura.
Il primo grande urbanista è la Natura, ovunque e tanto più dovrebbe esserlo nell’area dell’ex zuccherificio per la cui sistemazione si legge che “ Non sarebbe una cattiva idea coinvolgere un grande urbanista”. Tuttavia questa zona non si trova, giova ricordarlo, nei pressi della città “Acchiappa- Citrulli” del mitico Pinocchio dove bastava, dietro consiglio di Gatto e Volpe, seminare sotto un terreno miracoloso quattro zecchini per veder crescere, tempo venti minuti, un albero carico di monete d’oro… Collodi va riletto con attenzione, meglio da adulti che da bambini, ed ancor più a Fano nei giorni decisivi per quell’area.
E sostenere che il primo grande urbanista è la Natura è vero come affermare che dopo il giorno vien la notte. Sono infatti quelle naturali le grandi forze dominanti che ci modellano e contro le quali, come nei millenni passati, ancora poco possiamo o se proviamo a farlo mancandole del dovuto rispetto scientifico, si direbbe che poi una Nèmesi implacabile e vendicatrice ci si scateni contro e non solo a Fano.
Infatti, limitandoci al nostro territorio le opere di regimazione degli ultimi chilometri del Metauro hanno retto per circa 80 anni, ma oggi e domani? E trasformare dal secondo dopoguerra in poi la zona acquitrinosa costiera a Fano sud in una lunga speculazione edilizia che cosa ha generato se non continui danni? Permettere addirittura in queste due aree, garage interrati piuttosto che abitazioni sollevate su pilastri, sacrificando alla abitabilità il piano terra, cosa sta producendo?
Quando si constata l’innalzamento del livello dei mari, permettere vicino alla battigia anche piccolissime strutture prefabbricate ma permanenti in cemento piuttosto che i capanni di legno solo per l’estate, sapendo che le mareggiate esistono e non si controllano manco con le scogliere, cosa produce? E chi paga tutti i danni ? Ma se si vuole che la tutela paesaggistica si rafforzi occorre che vi sia qualcuno che la fa, e non si può più gestire come fu in passato il territorio in funzione di manovre elettorali e degli interessi del mercato edilizio. Perché il ricatto della bruttezza peggiora di tanto la bruttezza stessa se si pensa che la si sarebbe potuta evitare: perché se ci si lamenta dei freni alla inciviltà, degli inviti alla riflessione mediante le bocciature opposte dalle Soprintendenze, vien da chiedersi che tipo di idee albergano nel pensieri di certi fanesi che non vogliono lasciarsi interrogare dal loro stesso paesaggio, dimenticando che nello stesso vivono ricordi di vite ancora da migliaia di anni.
Quando il padre dell’architettura e dell’urbanistica occidentale, Vitruvio, nella sua opera pone ogni attenzione e cura nella trattazione delle acque, nello studio della esposizione ai venti e alla salubrità dei luoghi da costruire, anticipando la bioarchitettura, si comprende che solo assecondando la natura dei luoghi, mai invadendoli, e riconoscendo in tal modo che la prima forza costruttiva è la natura stessa, molti problemi potrebbero essere evitati. Cosa mai si deve pensare se non che l’intervento progettuale umano viene necessariamente dopo di essa natura integrando visi con ogni attenzione? Dunque, tutto si poteva fare meno che provare ad interpretare Pinocchio per far nascere una illusoria piantagione di zecchini all’ex zuccherificio. Ma per scongiurare tanto sarebbe bastato che i politici fanesi del passato, nella profondità assorta dei pensieri avessero mostrato testimonianza di Vitruvio ; che il genius loci, lo conoscevano a menadito, ermeneutica vitruviana compresa. In tal modo in Consiglio Comunale quando arrivavano i nodi urbanistici, avrebbero saputo come scioglierli. Ma non pagando coi soldi pubblici qualche altro grande urbanista, come auspicato, visto che in passato ne furono chiamati di eccellentissimi quasi sempre rimasti inascoltati per risolvere i problemi creati dall’accidia. Oggi, con quella esperienza passata, affrontare le problematiche ambientali attuali acuminate ed angoscianti alle quali parte della popolazione coinvolta, purtroppo risponde” di pancia” non è facile, specie se si contesta chi, assolutamente incolpevole, sta impegnandosi a trovare soluzioni razionali pur nelle ristrettezze del bilancio.
Infine, venendo all’area dell’ex zuccherificio nel luogo rialzato rispetto al mare, così vicino al fiume, alla sua foce, qualsiasi utilizzo deve tener conto di quella naturale emozione; anche il paesaggio suscita emozioni se impariamo a guardarlo con gli stessi occhi coi quali guardiamo quei paesaggi dietro alle figure del Perugino a S. Maria Nova. Un’area fluviale ove l’acqua dolce si confonde col mare, sembra ricordare l’idea delle piscine che a Fano mancano. Auspicando che le nuove edificazioni siano parzialmente interrate per non svettare che poco visivamente, ed immerse nel verde, tra i fiori, nel contiguo del Metauro.
Sembra arrivato per il nostro il tempo il momento che la cura progettuale possa rivolgersi ad una popolazione sovrana da trattare in guanti bianchi, auspicando una progettazione partecipata almeno in fase iniziale con la raccolta delle necessità e desideri portati anche dal buon gusto e concretezza della popolazione femminile, visto che l’urbanistica fanese, ad oggi solo al maschile ha dimostrato abbondantemente quei limiti capaci di “cucinare” anche quest’area maldestramente.
Dovrebbe essere la verità di quei luoghi la guida alla quale dovremmo inchinarci: una scelta motivata dalla qualità culturale italiana, dalla tradizione che ha costruito nei secoli quello che fu Il Belpaese. “Chi governa deve avere a cuora massimamente la bellezza della città onde essa sia onorevolmente dotata et guernita per cagione di diletto et allegrezza ai forestieri et per onore, prosperità et accrescmento della città et de' cittadini" (dal Costituto della città di Siena del 1309).
E certo sarebbe motivo di orgoglio tornare ad essere Italiani come un tempo nel tempo degli scheletri all’ex zuccherificio, consapevoli che per ben interpretare il presente occorre guardarlo anche da molto lontano.

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