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L'appello di Confcommercio: 'Lavorare uniti per incentivare il turismo culturale'

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"Che la mostra di Guido Reni organizzata dalla Fondazione sia un bella mostra non siamo all’altezza di giudicarlo. Se poi la vogliamo valutare come un evento capace di attirare turismo e risolvere i problemi dell’economia e dell’occupazione, proprio no!" commenta in una nota alla stampa la Confcommercio di Fano.

La nostra provincialità è tale che ci fa apparire di valore assoluto sia in termini culturali che addirittura economici le poche cose rispettabili che si fanno per Fano. La mostra del Reni è una buona mostra locale ma si pecca di presunzione volerla vedere come una panacea per tutti i mali economici e culturali che affliggono la città. Se così fosse sarebbe una presa in giro, e chi la difende con questi presupposti è incline alla piaggeria in uso da tempo verso la Fondazione CariFano dovuta a chi la ritiene potente solo perché ha tanti soldi e per giunta non suoi.

La Confcommercio applausi a prescindere non né fa. Non abbiamo la competenza per giudicare il valore artistico intrinseco ma quando la sacralità dell’Art pour l’Art di Gautieriana memoria sconfina nel più profano turismo (che è mera funzione economica), senza trovare riscontri positivi, ci sentiamo in dovere di stigmatizzare comportamenti e smascherare false affermazioni. In questi tempi di scarse risorse per le Amministrazioni Pubbliche ci domandiamo perché non si segua una politica rivolta al turismo culturale progettando assieme; Fondazione, Comune, Istituzioni Religiose, Associazioni, Enti culturali, privati. Troppo difficile? Oppure il nostro provincialismo ci divide e ci arrocca in fazioni e tifoserie. Forse la Fano Medioevale, ognuno nella sua torre e tutti divisi dentro le mura cittadine, ci perseguita ancora. E’ il retaggio tribale che ci vede divisi, Comune, Enti, Sovrintendenze, liste, partiti e associazioni. A questa Fano chiediamo di guardare avanti, di lavorare in rete, di ascoltare la gente e ad ognuno di rinunciare a qualcosa. “Voltati Eugenio!” citando il film di Luigi Comencini.



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