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comunicato stampa
'Lei legge', secondo appuntamento della rassegna

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Secondo appuntamento del ciclo di letture "LEI LEGGE" ideato dall'Assessore alle Pari Opportunità Maria Antonia Cucuzza al Centro Documentazione delle Donne, tramite il quale si intende approfondire autrici del panorama letterario italiano e non, presenti nella biblioteca del centro.

Tale iniziativa oltre al fine di divulgare la cultura e raccontare le donne in tutte le loro sfaccettature, attraverso le parole di autori a cui viene data voce attraverso la sapiente interpretazione di attori professionisti del territorio, intende far conoscere la biblioteca e le iniziative che vengono organizzate dall'assessorato alle Pari Opportunità.

Giovedì 9 febbraio 2012, ore 17,30 via Vitruvio 7, Carla Fucci e Maria Flora Giammarioli leggono “FOIBE ROSSE” di Frediano Sessi e altri scritti a cura di PIETRO CONVERSANO. Recensione di Dario Fertilio: “La notte del 4 ottobre 1943, in una casa di italiani d´Istria, a Santa Domenica di Visinada, Margherita Cossetto ebbe un terribile incubo: una chiamata straziante che sembrava provenire dall´aldilà. Sognò che la figlia Norma, di appena ventitrè anni, convocata per un interrogatorio e poi trattenuta in circostanze drammatiche da un gruppo di partigiani jugoslavi, invocasse disperatamente il suo aiuto. Margherita si alzò, inquieta, precipitandosi in camera dell´altra sua figlia, Licia. “Mi è sembrato di sentire la voce di Norma che mi chiamava”, le disse, “non deve essere molto lontana da qui, forse sta tornando a casa”. Ma, nel momento stesso in cui cercava di allontanare da sé un terribile presentimento, Margherita Cossetto intuì la verità : quando aveva sentito risuonare quella invocazione, la figlia era morta”.

“Una fine atroce: torturata e violentata da una ventina di uomini, quindi trascinata sull´orlo della foiba di Villa Surani e gettata là dentro ancora viva”. “L´attimo della premonizione materna, posto alla fine del racconto, segna forse il momento più intenso di Foibe rosse, il saggio che Frediano Sessi ha dedicato al caso di Norma Cossetto, vittima innocente della pulizia etnica e ideologica messa in atto dai partigiani comunisti titini nelle terre di confine nord-orientali. Una tragedia simile a molte altre, e come tante in seguito dimenticata dalla storiografia, fatta passare sotto silenzio dalla retorica ufficiale della Repubblica antifascista, desiderosa di cancellare per diversi e contraddittori motivi le tracce di quanto era accaduto agli italiani d´Istria”. “La ricostruzione di Frediano Sessi, basandosi su pochi elementi certi della vita di Norma Cossetto, ha una tonalità particolare, forse perché realizzata con una tecnica mista: a tratti parlano in presa diretta i testimoni, a volte l´autore come una voce narrante ricorda il contesto storico dell´epoca e interpreta i fatti, in altre parti ancora si immagina quel che la vittima deve aver provato, mentre il cerchio dei suoi aguzzini le si stringeva intorno.

Così la crudezza dei fatti si stempera almeno in parte nella pietas: non c´è solo storia ma anche partecipazione, rifiuto di qualsiasi distinguo ideologico di fronte alla brutalità della sopraffazione”. “Norma Cossetto fu circuita, minacciata, torturata e uccisa per molte ragioni intrecciate: perché esempio lampante di giovane italiana, simpatizzante per il fascismo come potevano esserlo tanti nelle zone di confine, e figlia di un modesto podestà (come in una tragedia greca, questi verrà ucciso a pugnalate in un agguato mentre cercava di sapere quello che era successo alla figlia)”. “Ma il delitto avvenne perché l´odio etnico e di classe era stato aizzato dal furore ideologico dei seguaci di Tito: bisognava “ripulire” Istria e Dalmazia dagli italiani “possidenti” per preparare il terreno al successivo potere proletario e comunista; più tardi si sarebbe passati alla liquidazione degli altri nemici di classe e potenziali oppositori del regime appartenenti a differenti gruppi etnici. Non pago della narrazione e della descrizione di quanto accadde, Sessi avanza un´ipotesi inquietante nella seconda parte del libro: la laurea honoris causa concessa alla vittima dall´università di Padova, per intercessione del professore comunista Concetto Marchesi, uno dei padri della Costituente, potrebbe essere servita a coprire, occultare la matrice politica del crimine. Il nome di Marchesi, insomma, può aver funzionato da lavacro ideologico per quei comunisti che in realtà intendevano soltanto nascondere le responsabilità e l´appartenenza ideologica degli assassini. Per questo Foibe rosse, nell´imminente celebrazione della giornata del ricordo per le vittime di Trieste, Istria e Dalmazia, ha il tono di una denuncia coraggiosa, fuori dagli schieramenti politici, in nome della verità ”.



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