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comunicato stampa
Tranquilli: 'La regola e la trasgressione', Alberto Berardi presenta il volume

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Venerdì 28 ottobre alle 17.30, presso la Sala della Concordia della Residenza Municipale di Fano, il prof. Alberto Berardi, Consigliere della Fondazione Teatro della Fortuna di Fano, presenta il volume di Vittorio Tranquilli, LA REGOLA E LA TRASGRESSIONE. Dalla Commedia dell’Arte al Don Giovanni attraverso Giovan Battista Andreini, edito da Aracne Editrice.

Vittorio Tranquilli ha conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. I suoi interessi sono rivolti alla storia del teatro e alla letteratura italiana di epoca cinque-secentesca, con interventi pubblicati in “Studi urbinati” e in “Filologia e critica”. Si occupa attivamente di teatro anche in ambito professionistico, con esperienze nella ricerca dell’espressione attorica e della scrittura scenica. In questo suo saggio indaga la figura di Giovan Battista Andreini, tra i maggiori esponenti della Commedia dell’Arte, figlio d’arte, in quanto i suoi genitori erano due tra i più celebri attori comici italiani del Cinquecento: la veneziana Isabella dei Canali e Francesco Andreini, che impersonava la celebre maschera di Capitan Spavento. Si unì giovanissimo alla celebre Compagnia dei Gelosi, per la quale recitavano Isabella e Francesco, in cui gli fu assegnato il ruolo dell’innamorato.

Intanto, però, aveva già dato prova delle sue spiccate doti di scrittore: dopo aver composto decine di sonetti, stanze e capitoli, aveva iniziato a scrivere canovacci per il teatro delle Maschere, con un interesse dapprima per le tragedie e poi per le commedie. Nel 1601 forma la propria compagnia teatrale, quella dei Fedeli, con la moglie Virginia. L’Andreini aveva un carattere fantasioso e un temperamento solare. La poesia e il teatro erano i suoi due grandi amori: era nato per scrivere, per comporre poesie, per inventare commedie, tragicommedie e favole boscherecce in cui ritrarre la varia, tumultuosa e strabiliante umanità che il gran teatro del mondo gli proponeva ogni giorno davanti agli occhi.

Tranquilli in particolare si sofferma sulla necessità che la figura di Andreini pone di interpretare il rapporto fra letteratura e scena nella Commedia dell’Arte. E lo fa mettendo prima in rilievo quei caratteri costitutivi del teatro dei professionisti che conferirono una specificità di genere alle loro commedie scritte, caratteri nei quali – secondo Tranquilli - è ravvisabile una stretta aderenza di quella tradizione teatrale al mito moderno del don Giovanni. In questa ottica Andreini, nel panorama dei comici dell’Arte, risulta essere non un’eccezione ma il maggiore interprete di una sintesi tra letteratura e cultura scenica.

Nei suoi drammi l’arte dell’attore, più che memoria dell’esperienza recitativa, diventa elemento dinamico essenziale nella composizione del testo drammatico, rivelandosi così intimamente affine a don Giovanni, il mobilissimo antieroe ideato da Tirso de Molina, che lo stesso Andreini riproporrà nel suo titanico Convitato di pietra. Questa affinità sotterranea tra la sua drammaturgia e la tradizione dongiovannesca trova una conferma, nell’ultima parte del saggio di Tranquilli, nel raffronto tra Lelio bandito, tragicommedia di Andreini del 1620, e un’eccentrica versione del soggetto di Tirso, l’anonimo L’ateista fulminato.



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