PD su protocollo salute mentale: esclusi i cittadini e le realtà di terzo settore

consiglio comunale 3' di lettura Fano 11/06/2010 -

Il protocollo salute mentale esclude i cittadini e le realtà di terzo settore; elude ruolo e funzioni dell’ambito sociale.



Nella seduta del Consiglio Comunale del 10 giugno scorso il gruppo del Partito Democratico, assieme ai partiti della coalizione di centro sinistra, ha presentato una interrogazione relativa al protocollo d’intesa tra il comune di Fano e il dipartimento di salute mentale dell'A.s.u.r. – Zona territoriale n. 3 di Fano per la definizione di buone prassi operative per l'integrazione degli interventi e dei servizi sanitari, socio - sanitari e socio - assistenziali, a tutela della salute mentale. La risposta insoddisfacente a tale interrogazione ha portato i consiglieri comunali della minoranza, su iniziativa della nostra consigliera Rosetta Fulvi, a votare contro la deliberazione che approvava tale atto non solo riguardo ai contenuti della stessa, ma soprattutto per i percorsi messi in atto dalla Giunta che non hanno tenuto in alcuna considerazione la prassi della partecipazione e la dimensione di ambito territoriale sociale dell’atto. Sul primo punto riteniamo sia stata “volutamente” ignorata dalla Giunta la normativa nazionale che prevede la consultazione, la co-progettazione e la concertazione in materia di politiche sociali.

Un atto così importante per i cittadini e soprattutto per le famiglie che vivono questo problema sulla loro pelle non è stato visto né condiviso con nessuno: né con le associazioni impegnate da anni in questo settore, né con le cooperative sociali che gestiscono gran parte dei servizi, né con le organizzazioni di volontariato o le associazioni di tutela dei famigliari. Un atto costruito nel chiuso degli uffici. Un approccio singolare per un amministrazione guidata da un sindaco che si definisce “il Sindaco di tutti, ” che dice di ascoltare tutti e rispondere a tutti: anche questa volta questo pare non essersi verificato! Sul secondo punto riteniamo che non si sia rispettato invece il ruolo e le funzioni attribuite alla normativa regionale agli “Ambiti Territoriali sociali”. Un protocollo così importante non può riguardare solo la città di Fano tant’è che coinvolge anche servizi e interviene su bisogni presenti in altri comuni del territorio come, ad esempio, il vicino Comune di Fossombrone. I servizi devono essere diffusi su tutto il territorio altrimenti i cittadini dell’entroterra saranno costretti a spostarsi a Fano, a staccarsi dalla loro realtà sociale e urbana, a rinchiudersi in strutture o in reparti lontano da parenti e amici, a caricare la nostra città di una offerta che rischia di rivelarsi incompleta e di lasciare le famiglie da sole, come sempre, ad affrontare i loro drammi.

Oltretutto i pesanti tagli che il Governo sta operando ai servizi sociali, con la iniqua manovra in corso, richiederanno un impegno ancora maggiore a lavorare assieme tra comuni per qualificare le spese, per garantire qualità a costi ridotti, per offrire servizi appropriati ai bisogni. Perché allora chiudersi a riccio, perché pensare in piccolo, perché non allargare il confronto, perché non cercare la collaborazione di tutti? Fano fino ad oggi si era distinta, grazie all’impegno delle Giunte di Centro-Sinistra, per le ampie modalità partecipative, aperte e condivise (vedi “servizi di sollievo” e altri protocolli). Perché non si è proseguito su questa strada già aperta e funzionante? Crediamo che la Giunta con il suo operare abbia perso una ulteriore occasione per essere utile alla collettività rovinando una iniziativa che poteva essere importante per la città e che desterà reazioni negative da parte di quelle realtà di terzo settore che più avrebbero potuto rendere efficaci gli obiettivi di riordino previsti nel protocollo i quali, temiamo, rimarranno ancora una volta mere enunciazioni di principio.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 11-06-2010 alle 18:09 sul giornale del 12 giugno 2010 - 566 letture

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